Progetto CHEESE – BISAKÆSE!

Ora sappiamo che la produzione latteo-casearia inizia sugli Altipiani non tanto, come da vulgata, in epoca di colonizzazione “cimbra”, ma molto più anticamente, e cioè già settemila anni fa, con il Neolitico Recente e con il successivo marcato impulso nel corso dell’età del Bronzo, come suggerito delle due coppie di siti di Covolo e Coldinechele di Lusiana e di Erta e Piazzette di Marostica entrambe a presidio, sui versanti opposti di valli strategiche di vie di alpeggio/ transumanza verso e dall’ Altopiano; anche l’eccezionale ritrovamento di un “colino” ceramico per la cagliatura del latte nel castelliere di età del Bronzo del Monte Corgnon di Lusiana, strategicamente collocato in un areale di controllo nodale logistico, fornisce un ulteriore indizio a riguardo. Un’altra risultanza, per ora apparentemente unica nel panorama internazionale, sono le due pozze d’alpeggio doppie da noi indagate recentemente presso Millegrobbe di Lavarone. La più antica è datata tra il XV e il XIII sec. a.C. (tra la fine del Bronzo Medio e il Bronzo Recente) mentre la seconda tra il XIII e l’XI sec. a.C. (Bronzo Recente – Bronzo Finale). Queste infrastrutture svolgevano una duplice funzione, per abbeveraggio degli animali al pascolo e per le operazioni di arricchimento metallurgico nel processo di estrazione del rame.

Le “malghe” costituiscono uno dei punti nodali nel nostro percorso di conoscenza del territorio da epoca preistorica ai giorni nostri. Esse vanno considerate come un insieme funzionale di unità produttive (“casare” variamente articolate), con un complesso di possibili infrastrutture quali stalle per bovini e suini, recinti eventuali per la mungitura e la riserva di fieno o con delimitazioni di piccole aree ortive, spesso fornite di pozze d’alpeggio e di infrastrutture connettive e di drenaggio varie, muri a secco (reaves) o a laste, cumuli di spietramento (clearance cairns), buche-monticoli (trous-monticules: morfologie residue/fossili da eradicazione della faggeta per l’apertura del pascolo) e sentieramento animale (cross-trampling/pieds de vache). Forme semplici, ad es. monovano, con base litica e elevato in blockbau sono note in varie località dell’arco alpino nel corso dell’età del Bronzo, mente forme altamente articolate e complesse sono attestate soprattutto in epoca medievale-moderna. Il nostro scopo principale è quello di individuare tramite indagini da remoto e sul campo tutte le possibili malghe (e relative infrastrutture) di ogni data (storica e pre-protostorica) che siano già sepolte ( o semisepolte) ed entrate a far parte del “record archeologico”, che è formalmente e a pieno titolo giuridico oggetto di tutela, monitoraggio e valorizzazione.

Sulla base dei dati documentari, storico-cartografici, nonché delle risultanze parziali da campo potremmo stimare che, anche sulla base delle regolari rotazioni tradizionali (fino a tempi relativamente recenti) delle casere all’interno dell’azienda-malga, per ognuna dell’ottantina di malghe ora attive sul territorio Altopianese, possano esistere una media di due-tre altre casere “archeologiche” e un numero molto superiore di relative infrastrutture coeve come quelle sopra descritte. A queste evidenze andranno aggiunte quelle, certamente più numerose, di strutture/infrastrutture antiche non correlate alla storia evolutiva “interna” delle malghe attuali.

Una proiezione verosimile potrebbe essere quella di almeno 500 strutture di produzione latteo-casearia propriamente “archeologiche” che attendono di essere scoperte e valorizzate con le tecnologie succitate, in primis con quelle remote supportate dall’intelligenza artificiale: anche se solo parzialmente esplorato e portato alla luce, si tratterebbe di un patrimonio (per densità, complessità e profondità cronologica) con pochi confronti al mondo e di grande, potenzialmente decisivo e discriminate valore aggiunto per progetti mirati di riconoscimento, tutela e valorizzazione a scala globale.

Attualmente è in corso di stesura un progetto proposto congiuntamente dalle Università di Padova, Sassari, Augsburg (Baviera, Germania) e dal Centro Internazionale di Studi di Archeologia di Superficie che scaturisce da una lunga serie di ricerche svolte sugli Altopiani dei Sette Comuni (e Vezzena, Lavarone e Luserna) dagli anni ’70 del secolo scorso ad oggi, in un quadro collaborativo crescente a scala nazionale ed internazionale con vari enti di ricerca, tutela e valorizzazione.

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